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Imprese profit e cooperative sociali: quali opportunità di filiere produttive ed occupazionali?

Euricse, con il supporto di Fondazione Caritro, ha svolto una ricerca per esplorare le opportunità di collaborazione tra imprese trentine e cooperative sociali al fine di promuovere l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate.

Un tema sempre più importante non solo per garantire percorsi di inclusione sociale ma anche per fare fronte ai crescenti problemi di incontro tra domanda e offerta di lavoro. L’indagine è stata condotta sia a livello internazionale che in Trentino e ha esaminato i settori in cui potrebbero emergere nuove partnership, le modalità di strutturazione delle stesse e gli strumenti normativi e di policy che potrebbero facilitarle.

I risultati sono stati presentati al pubblico il 30 marzo attraverso un evento pubblico e sono disponibili in due rapporti pubblicati sul sito di Euricse. Il primo rapporto si concentra sulla provincia di Trento, mentre il secondo analizza i casi di studio e le politiche europee allargando lo sguardo a livello internazionale.
Il contesto

In provincia di Trento si contano 106 cooperative attive nel settore sociale, di cui 18 dedicate esclusivamente all’inserimento di persone svantaggiate 19 con finalità plurima. Secondo i dati ImpACT di Euricse, nel 2021 esse hanno garantito un'occupazione stabile a più di 700 lavoratori svantaggiati ai sensi della Legge 381/1991 o inseriti nelle politiche territoriali del lavoro. Si tratta principalmente di persone con disabilità fisica o mentale, ma l'inserimento lavorativo è rivolto anche a nuove categorie fragili emarginate dal mercato del lavoro.

Queste cooperative operano in maniera più importante nella manutenzione del verde, nelle pulizie e nella ristorazione. Il valore della produzione totale della cooperazione sociale trentina è di 222,6 milioni di euro. Di questi, più di 80 milioni sono generati dalle cooperative sociali che si occupano di inserimento lavorativo (45 milioni di euro per le tipo "B" e 37,4 milioni di euro per le plurime), con ricavi che provengono per il 65% circa da vendite a enti pubblici e per il 35% circa da altre fonti tra cui in particolare le vendite a privati.

Guardando al versante delle imprese, il Trentino ha un tessuto imprenditoriale importante e variegato, composto da oltre 51 mila aziende (al 30 giugno 2022), in cui prevale la piccola dimensione per numero di addetti (il 61,4% ha un solo addetto). Per numero di imprese, i settori prevalenti sono l'agricoltura (11.952 imprese), il commercio (8.253), le costruzioni (7.579) e i servizi (7.399). L’analisi dei settori di attività e dei fabbisogni delle imprese trentine, raffrontata agli ambiti di attività e alle specificità delle cooperative sociali, evidenzia significative opportunità di collaborazione tra questi due mondi, sia sul fronte delle relazioni commerciali che sul fronte dei percorsi di inclusione lavorativa. Opportunità che contribuirebbero sia allo sviluppo della cooperazione sociale sia alla crescita delle imprese trentine, generando nel contempo maggiori possibilità di occupazione e specializzazione ai lavoratori svantaggiati e a rischio di esclusione sociale.

La ricerca di Euricse sulle filiere produttive e occupazionali

Il progetto di ricerca condotto da Euricse “Filiere produttive ed occupazionali: nuove concrete opportunità per le cooperative sociali trentine”, finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, ha esaminato le opportunità per la creazione di nuove partnership tra le cooperative sociali trentine e le altre imprese, sia sul fronte dei processi produttivi che sul fronte dei percorsi occupazionali per persone svantaggiate. Il progetto ha preso spunto non solo dal contesto territoriale, ma anche dalle esperienze di altri paesi europei, e ha coinvolto diverse organizzazioni tra cui Agenzia del LavoroASAT TrentinoCIA TrentinoConsorzio ConsolidaCooperazione Trentina e Confindustria Trento.

Il focus della ricerca è stato quello di individuare le modalità attraverso cui le cooperative sociali possono strutturare partnership efficaci e produttive con le altre imprese, e di esaminare gli strumenti normativi e di policy che possono incentivare queste collaborazioni. La ricerca ha inoltre permesso di entrare in contatto con le imprese del territorio trentino e di comprendere la loro sensibilità nei confronti delle cooperative sociali, aprendo così la strada a possibili forme di collaborazione.

I dati raccolti nell’indagine e le analisi hanno dimostrato che le imprese sono in generale aperte alla collaborazione con le cooperative sociali di inserimento lavorativo, anche se emergono limiti che hanno finora ostacolato uno sviluppo più intenso di relazioni. Non mancano tuttavia esempi di collaborazione vincenti, quali il lavoro di contoterzismo industriale sviluppato dallcooperativa sociale Alpi, che ha dimostrato con successo che è possibile coniugare l'attenzione al lavoratore svantaggiato con una relazione commerciale costante e forte con grandi aziende profit.

Un altro esempio viene dalla collaborazione tra le cooperative sociali Impronte e Smart, che ha portato alla realizzazione del progetto Verso, volto alla creazione di un'ampia filiera occupazionale per le persone svantaggiate attraverso percorsi di formazione.

In ottica futura sembra possano ricoprire un ruolo di assoluto rilievo i Distretti dell'Economia Solidale, fonte potenziale di sviluppo per quanto riguarda l'inserimento lavorativo e la creazione di nuovi servizi per il territorio, soprattutto ove gli stessi si caratterizzino per una diffusa sensibilità sociale, come rilevato nei territori delle Valli di Fiemme e Fassa, in cui inoltre si registra la presenza di imprese profit ben radicate e cooperative sociali altrettanto conosciute.

Le cooperative sociali e le imprese possono collaborare in diverse forme sul fronte della produzione, partendo da una semplice relazione commerciale fino ad arrivare alla condivisione di marchi e funzioni produttive in rapporti temporanei o di lungo termine.

Per quanto riguarda l'occupazione, i lavoratori possono beneficiare da rapporti di collaborazione tra cooperativa sociale e impresa che facilitino il flusso verso l’inserimento nel mercato ordinario del lavoro, anche grazie all’utilizzo di strumenti quali il distacco o addirittura, in alcuni casi, la co-datorialità. Inoltre, le persone disabili o svantaggiate possono essere assunte esclusivamente dalle cooperative sociali, ma sostenute dall'impresa attraverso l'esternalizzazione mirata di attività produttive (come promosso in modo specifico dall’art. 14. D.lgs. n.276/2003). Oltre a tali dispositivi e istituti giuridici, sono importanti le politiche attive del lavoro territoriali e le politiche a sostegno delle azioni pro-sociali per favorire la collaborazione tra cooperative sociali e imprese. Tuttavia, la collaborazione deve essere basata sulla condivisione di valori e obiettivi comuni per creare sinergie efficaci e durature.

Dalle interviste realizzate e dai tavoli di lavoro sulle strategie di filiera tra cooperative sociali e imprese emergono diverse azioni auspicabili, come l'adozione di un marchio etico e sociale per la sostenibilità, politiche di marketing condivise e partnership con enti di diversa tipologia per l'innovazione dei servizi. Inoltre, c'è la speranza di un maggiore supporto per lo scambio di informazioni e conoscenze sulle cooperative sociali e la formazione di lavoratori in grado di soddisfare le esigenze delle imprese, anche attraverso l’utilizzo di nuove piattaforme e sistemi di incontro domanda/offerta e mappature per intercettare nuovi settori.

Il contesto internazionale ed europeo

Il progetto di ricerca sulle filiere occupazionali e produttive ha prodotto anche un secondo rapporto che analizza studi di caso e politiche europee riguardanti l'inserimento lavorativo e la formazione di persone svantaggiate attraverso la collaborazione tra imprese sociali di inserimento lavorativo e imprese convenzionali.

Sono state prese in esame sei esperienze di collaborazione in CroaziaSpagna e Francia.

I risultati emersi dall’analisi dei tre contesti nazionali vengono poi analizzati in un un’ottica comparata, e presentati sottolineando i fattori istituzionali che nei diversi Paesi hanno maggior impatto nel favorire (o, al contrario, ostacolare) la nascita e lo sviluppo di queste collaborazioni, le principali barriere, i driver e i fattori di successo delle collaborazioni tra imprese sociali e imprese convenzionali.

L'esistenza di politiche di riconoscimento e supporto ad hoc per le imprese sociali di inserimento lavorativo stimola la nascita di nuove interazioni tra queste e le imprese convenzionali in diversi Paesi europei. Ad esempio, in Francia le imprese sociali di inserimento lavorativo beneficiano di politiche pubbliche generose e di buona visibilità tra l'opinione pubblica, il che favorisce le partnership di successo con le imprese convenzionali. Al contrario, in Croazia le partnership tra queste due tipologie di imprese sono più rare a causa della minor sviluppo delle politiche del lavoro e del minor riconoscimento giuridico delle imprese sociali di inserimento lavorativo. In Spagna, la maggior parte delle relazioni collaborative tra le due tipologie di imprese prevedono l'integrazione di persone con disabilità, per le quali il sistema di supporto pubblico è più generoso. Sembra quindi esserci una forte correlazione tra l’esistenza di politiche pubbliche a sostegno dei percorsi di inserimento lavorativo e la collaborazione tra imprese sociali e imprese convenzionali.

Fonte: Ufficio Stampa Euricse

 

Autore: Redazione