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Cooperazione, una storia vicina che parte da lontano

Dall’800 a oggi, dal miglioramento della vita delle classi più povere fino alla voglia di competere con il sempre mutevole mercato moderno.

Una culla tra le valli

La storia di Cooperazione Trentina nasce in un tempo non molto lontano dal punto di vista cronologico, ma molto lontano dalla società di oggi. Alla fine dell’800, infatti, la nostra regione viveva un difficile periodo di cambiamento: crisi generalizzata dell’agricoltura e dell'industria, usura, emigrazione di massa dalle valli alla città.

Fu don Lorenzo Guetti, sacerdote originario delle Giudicarie Esteriori, a concepire un modo per collaborare e, insieme, fare fronte alla fame e alle condizioni di miseria delle famiglie: la cooperazione, ispirata ai valori di solidarietà e di fratellanza del Vangelo.

Accanto a lui spiccano i nomi di Silvio Lorenzoni di Brez, il Barone Mersi, don Giovan Battista Panizza e l’ing. Emanuele Lanzerotti, padri fondatori della cooperazione insieme ai numerosi sacerdoti vicini alla realtà dei più poveri.

Nel 1891 l’enciclica "Rerum Novarum" di Papa Leone XII diede il giusto impulso allo sviluppo di questa nuova filosofia...

La cooperazione trentina non è un unicum, bensì si inserisce in un movimento cooperativo ben più vasto, nato in Inghilterra nel 1844; in quell’anno infatti, a Rochdale, un piccolo gruppo di lavoratori del campo tessile fondarono la prima cooperativa alimentare stabilendo princìpi specifici adottati poi da tutti i successivi sistemi cooperativi.

Un movimento ispirato alla Famiglia

Fondata proprio da don Guetti nel 1890, la prima cooperativa nacque a S. Croce di Bleggio con il nome di "Famiglia cooperativa"… Un nome sicuramente non casuale. Con il termine Famiglia si volevano infatti esprimere i valori della non speculazione, della comunità che ha maggior importanza sugli interessi del singolo, della concordia e dell’aiuto reciproco.

Due anni dopo a Quadra, sempre nel Bleggio superiore, nacque anche la prima Cassa Rurale con l’obiettivo di fare fronte comune al grave e diffuso fenomeno dell’usura e dello strozzinaggio. Il modello di queste nuove cooperative di credito, basato su motivazioni economiche ed etiche, fu quello creato da Friedrich Wilhelm Raiffeisen: le Casse Rurali offrivano infatti l’opportunità di ottenere un prestito senza onerose garanzie, per questo furono un volano dell’economia rurale e contribuirono alla rinascita dell’agricoltura locale.

Nasce Federazione Trentina delle Cooperative

A cavallo tra ‘800 e ‘900 il movimento cooperativo ebbe una vera esplosione: nacquero cooperative di consumo, di credito e agricole. Furono talmente tante che, durante l’assemblea costitutiva del 20 novembre 1895 presieduta da don Lorenzo Guetti, venne fondata la Federazione Trentina delle Cooperative.

Fu un vero trampolino di lancio a cui seguì la formazione di consorzi di secondo grado tra cui il Banco di S. Vigilio, Cassa Centrale delle Casse Rurali, il Sindacato Agricolo Industriale Trento, il magazzino centrale delle Famiglie cooperative, l'Unione Trentina delle Imprese Elettriche e la Società Cantine Riunite.

Gli ostacoli delle due Grandi Guerre

Alla vigilia della 1° Guerra Mondiale i sodalizi cooperativi associati alla Federazione erano oltre cinquecento. I periodi che seguirono furono però estremamente difficili: Prima Guerra Mondiale, Fascismo con conseguente accentramento statale e controllo politico, crisi degli anni ‘30, Seconda Guerra Mondiale. Nonostante la scomparsa di diverse cooperative, il sistema provò lentamente a riprendersi.

Nel 1945 venne ricostruita l'unità della Cooperazione Trentina e, grazie alla nascita di Regione e Provincia che sostennero la cooperazione, il movimento rifiorì. All’inizio del nuovo Millennio Legacoop trentina, costituita per tutelare il lavoro e i diritti dei consumatori e formata da 40 cooperative e 7.500 soci, si fuse con Federazione.

Oggi, un unicum nazionale

Il particolare sviluppo storico, la speciale natura e la radicata autonomia politico-istituzionale hanno consentito a Cooperazione Trentina di raggiungere l'unitarietà del movimento, fatto unico nel panorama nazionale. Questo processo è stato possibile solo grazie alla sinergia tra imprese e consorzi che hanno sperimentato nelle loro relazioni economiche, commerciali ed imprenditoriali i vantaggi dell'unità e della semplificazione associativa nella rappresentanza e tutela degli interessi generali del movimento.