Stati Generali del Welfare: i nodi per il benessere e la coesione

Anche quest’anno la Settimana dell’Accoglienza si chiude con gli Stati Generali del Welfare, promossi da Consolida, CNCA, CSV Nonprofit Network, Cooperazione Trentina con la collaborazione dell’Associazione Giovani Cooperatori, del BIC del sociale e della Consulta provinciale delle politiche sociali.
Nodi è il titolo di questa terza edizione della manifestazione del Terzo Settore Trentino. “Abbiamo scelto questa parola – ha detto Francesca Gennai, presidente di Consolida come portavoce dei promotori – perché ci sembra descrivere bene il tempo che stiamo attraversando. Viviamo in una stagione in cui il dibattito pubblico rischia spesso di irrigidirsi, di ridursi a slogan contrapposti, a semplificazioni, in un dissing continuo. Eppure, sappiamo – e con il nostro lavoro proviamo a dimostrarlo ogni giorno – che i nodi non sono soltanto ostacoli: possono essere legami che tengono, trame che sostengono, intrecci che danno forma e forza. E nell’incontro è questa duplice natura che vogliamo mettere a fuoco: ci sono nodi da stringere – le alleanze, le relazioni, i legami – e nodi da sciogliere – le polarizzazioni, le rigidità, le contraddizioni che ci frenano”.
“Gli Stati generali del Welfare ci ricordano che oggi più che mai abbiamo bisogno di un welfare fatto di legami forti e partecipazione condivisa. Il futuro del Trentino deve poter contare su un welfare integrato – sociale, sanitario, educativo – radicato nei territori e vicino alle persone. Pochi giorni fa è stato firmato il protocollo tra Provincia e Federazione Trentina della Cooperazione, che pone attenzione alle sfide che caratterizzano oggi il welfare trentino, guardando ai temi della non autosufficienza, della fragilità giovanile, della disabilità, della promozione di sani stili di vita, con la volontà di costruire risposte ad hoc ai nuovi bisogni del nostro tempo, valorizzando gli strumenti della co-programmazione e co-progettazione. Solo insieme, istituzioni, terzo settore e cittadini, possiamo costruire una comunità più equa e sostenibile, in un vero patto di comunità tra pubblico, privato e territori", questo l'intervento dell'assessore provinciale alla salute, politiche sociali e cooperazione, Mario Tonina.
Accoglienza e sicurezza
Focus della giornata una serie di dibattiti intorno alle parole chiave, a partire da Accoglienza e Sicurezza emblematiche della logica polarizzante che oggi prevale. Da un lato si dà per scontato che l’una escluda l’altra, dall’altro vengono spesso tradotte rispettivamente in bontà ingenua e ordine pubblico. Già i protagonisti del dibattito agli Stati generali dimostrano, con le loro esperienze quotidiane, come questa visione sia parziale e insufficiente. C’è chi si confronta su questi temi nell’ambito delle migrazioni, come Casimiro Gases della cooperativa sociale Cosep, che ha detto: “Per essere efficace l'accoglienza deve diventare integrazione. Ognuno faccia quello che può; se non può fare niente, almeno non intralci”.
C’è chi lo fa nei servizi per la tossicodipendenza e per la disabilità come Antonello Panetta delle cooperative Eliodoro e di AFT, che ha ribadito come l’inclusione vada intesa nel senso più allargato possibile, puntando l’attenzione sul fatto che una persona con tossicodipendenza percepisce come straniero il suo stesso corpo, che sente di non appartenere al mondo.
Ma l’accoglienza si pratica anche nei servizi di cura per anziani rispetto alle professionalità che arrivano da altri Paesi come ha ricordato Mariasilvia Cadeddu del gruppo Spes: “L’accoglienza che organizziamo per chi arriva in Trentino passa sì per il lavoro, che ma anche dall'integrazione in senso ampio: serve sensibilizzare i gruppi di lavoro che accolgono e anche la comunità in modo allargato”.
E l’accoglienza viene agita anche in ambito educativo e di sviluppo di comunità come ha ricordato Vittoria de Mare di Carpe Diem, che ha puntato l'attenzione sullo snodo della prossimità, raccontando l’esperienza della sua associazione che opera a Canova di Gardolo dove convivono 52 etnie diverse, cercando di includere attraverso l’informalità, creando cioè luoghi informali e non stigmatizzati dove conoscersi e integrarsi.
E così dal dibattito, moderato dal libraio Federico Zappini della Due Punti, è merso come la sicurezza sia un bisogno di base che va riconosciuto e che la prima cosa per sentirsi sicuri dovrebbe essere la possibilità di contare su qualcun altro, di sentirsi accolto. L’accoglienza è un concetto generativo già dalla sua etimologia: accogliere deriva dal latino ad-cum-legere, cioè “raccogliere insieme verso”, e porta con sé l’idea di costruire legami, di riconoscere la dignità di ogni persona, sempre e comunque.
Pubblico e privato
Il secondo dibattito si è concentrato sul binomio Pubblico e Privato con Massimo Komatz di Villa S. Ignazio e Paola Pasqualin, dirigente dell’Istituto comprensivo Trento 5. Anche qui si annida il rischio di una contrapposizione – tra il pubblico istituzione e privato come libera iniziativa – che oltre ad essere parziale, è anche castrante rispetto ad un’alleanza generativa e potente per il benessere delle comunità. Nel binomio pubblico – privato si gioca anche il tema del rapporto tra individuo e comunità, e si misura, culturalmente prima, concretamente poi, una delle questioni centrali per la comunità oggi: la responsabilità per il bene comune.
Per Komatz la sfida è cercare di tenere insieme l'accompagnamento individuale con il contesto comunitario. “Veniamo da una cultura del territorio che è quella dell'amministrazione condivisa – ha detto – ma ci serve acquisire più prassi che tecnica”. Focalizzando sulla scuola trentina, Pasqualin l’ha definita “di qualità” anche grazie alla collaborazione con il terzo settore, con gli educatori professionali delle cooperative. Attenzione però al rischio che le gare conducano sulla via breve della competizione economica, perché perderebbe qualità l'intero sistema educativo. L’invito della dirigente è stato quello di lavorare "in squadra" per raggiungere l'obiettivo comune.
La questione della relazione tra pubblico e privato è stata ripresa dall’indagine campionaria presentata dai Giovani Cooperatori Trentini, sviluppata intorno a interrogativi rivolti a loro coetanei come: Quanto sento forte l’impegno verso gli altri e la mia comunità? Dove trovo spazi per viverlo e come? Quanto cooperazione e associazionismo sono oggi luoghi di partecipazione alla costruzione del bene comune? La buona notizia emersa dal sondaggio, raccontata oggi da Ilaria Rinaldi, presidente dell’associazione, che ha coinvolto 180 persone, di cui un terzo sotto ai 35 anni, è che partecipazione e senso di appartenenza sono risultati aspetti importanti per gli intervistati: che il 70% si sente più motivato quando il proprio fare ha un impatto sociale, il 73% dice di avere modo di confrontarsi con la governance cooperativa. Inoltre, per 140 su 180 l’aspetto che piace di più del mondo cooperativo è l’interesse per la comunità. Chi non partecipa trova come principale motivazione la mancanza di tempo.
La mattinata si è conclusa con un confronto su continuità e innovazione e su come queste si intreccino ed impattino sul welfare a partire, ancora una volta, da punti di vista e esperienze diverse: quelli di tipo aziendale e delle potenziali congiunzioni con il non profit, raccontati da Luca Capra di Trentino Sviluppo, che ha spiegato come attraverso il progetto messo in piedi insieme a Fondazione Demarchi si cerchino di valorizzare le nuove idee che abbiano un impatto sociale, aiutandole a diventare imprese.
Ma si è parlato anche di ricerca scientifica e della sua divulgazione a supporto dell’innovazione con Francesca Fiore dell’associazione culturale Glow, che ha spiegato che l’obiettivo della sua organizzazione sia quello di portare l’alta innovazione sul territorio, nelle scuole e nelle comunità, con iniziative ‘pop’ che arrivino con leggerezza e divertimento.
Infine spazio all’innovazione di territorio, dove il welfare si rivela elemento che ne accresce la competitività anche da un punto di vista economico, come ha raccontato Andrea Ciresa della Fondazione FiemmePER ETS, che in tre anni ha coinvolto 110 realtà del territorio, tutte private, come dentisti, banche, cooperative sociali per affrontare i bisogni e le emergenze della Valle: la denatalità, l’accesso alla casa, l’energia, la mobilità agendo su strumenti come il lavoro, la qualità della vita e il senso di comunità.