13 giugno 2023
economia
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L'economia trentina cresce più di quella nazionale

Secondo il Rapporto annuale della Banca d'Italia, nel 2022 la crescita reale del Pil (al netto dell'inflazione) si è attestata sul 4%, contro il 3,7% italiano. Per il 2023 previsto un lieve rallentamento causato da tre elementi: l'inflazione, il costo del credito e l'instabilità dello scenario macroeconomico generale.

Anche nel 2022 l'economia trentina ha continuato a rinforzarsi (+4% PIL), ma ad un ritmo meno sostenuto rispetto al 2021. Una crescita trainata da tutti i settori, in particolare da quello dell’accoglienza turistica, ed ostacolata da tre aspetti: l’inflazione, la normalizzazione della politica monetaria con l’aumento dei tassi e la forte incertezza generata dalla guerra e dai relativi scenari macroeconomici e politici generali. I dettagli di questi flussi economici sono stati elaborati nel tradizionale Rapporto redatto dalla filiale di Trento della Banca d’Italia, diretta da Maurizio Silvi, e presentati oggi dal coordinatore dello studio Michele Cascarano.

L’inflazione, generata inizialmente per le strozzature nelle catene degli approvvigionamenti, è proseguita fino a raggiungere il 12,3% una cifra superiore dello 0,7% rispetto al dato nazionale. Un differenziale che si è registrato, secondo gli economisti della Banca d’Italia, soprattutto nelle spese di alloggio e di ristorazione, scaricando di fatto questo gap più sugli ospiti e che sui residenti.

In crescita il turismo, il commercio, l’industria (le imprese di maggiori dimensioni), l’edilizia trainata dal superbonus, e il mercato immobiliare (+5% è l’aumento annuo del prezzo delle case, contro il 3,8% nazionale).

Nel 2022 si è attenuata l'accumulazione di capitale delle imprese: in un contesto di incertezza, la dinamica degli investimenti è stata sostenuta dalle ampie disponibilità liquide delle imprese ma ha risentito dei maggiori costi di indebitamento.  Il tasso medio applicato agli nuovi prestiti per finalità di investimento ha raggiunto in Trentino e in Alto Adige rispettivamente il 4,4 e il 4,3%.

I prestiti al settore produttivo sono calati del 6% in provincia di Trento mentre sono cresciuti del 5,5 in quella di Bolzano. Pur in presenza di un aumento del costo dell'indebitamento, la situazione finanziaria delle aziende rimane nel complesso solida, favorita da una dotazione di liquidità stabilmente ampia e da una redditività considerata soddisfacente dalla quasi totalità delle imprese.

L’espansione dell’attività economica ha favorito l’occupazione: +2,5% in Trentino e +5,4% in Alto Adige. Ben 5.400 sono i nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato creati in provincia di Trento, al netto delle cessazioni. Per la metà dei casi si tratta di stabilizzazioni di precedenti contratti a tempo determinato.

La ripresa dei consumi (+6% in entrambe le province) è stata frenata nella seconda parte dell'anno dai rincari dei prezzi e dal deterioramento del clima di fiducia. I nuovi mutui per l'acquisto delle case sono diminuiti in entrambe le province di circa il 15% rispetto al 2021.

La qualità del credito si è mantenuta elevata: il tasso di deterioramento si è ridotto sia per le famiglie e sia per le imprese, riflettendo una capacità di rimborso del debito attualmente adeguata. La Banca d’Italia rileva tuttavia un lieve peggioramento degli indicatori relativi al rischio prospettico delle aziende alla fine del 2022: la quota dei crediti per i quali è aumentato significativamente il rischio di credito sul totale dei prestiti solvibili è cresciuta in entrambe le province, al 14% in Trentino al 15,4% in Alto Adige, a fronte di una media nazionale del 13,7%.


Il Rapporto completo è disponibile a questo link: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/economie-regionali/2023/2023-0004/2304-Trento-Bolzano.pdf
Autore: Redazione