Il gusto di fare insieme: la cooperazione agricola al centro di Autumnus 2025
In Trentino l’agricoltura si fonda su piccole aziende – 1,6 ettari di media e 27 capi per allevamento – che attraverso la cooperazione diventano una forza capace di competere a livello globale. Un modello che vale 1,3 miliardi di euro e che unisce tradizione, territorio e futuro.

Durante l’incontro “Il gusto di fare insieme: il cuore cooperativo dei prodotti agricoli trentini”, nell’ambito di Autumnus 2025, sono emerse testimonianze concrete di come questo modello sia oggi più attuale che mai.
Massimiliano Gremes, direttore di Apot, ha ricordato come il comparto melicolo del Trentino-Alto Adige sia un esempio di efficienza organizzativa: ogni anno si producono 1,5 milioni di tonnellate di mele, a fronte di un consumo locale di 60.000 tonnellate. Una produzione che raggiunge oltre 50 Paesi, dall’India al Brasile fino agli Emirati Arabi, grazie a un sistema cooperativo che coordina dalla raccolta alla distribuzione internazionale. “Non vendiamo solo mele – ha sottolineato – ma un territorio intero, con la sua qualità, il paesaggio e la cultura”.
Chiara Bernardi, giovane allevatrice e neo laureata in Scienze e Tecnologie Animali all’Università di Padova, ha portato l’esperienza diretta di chi lavora nell’azienda agricola di famiglia. Una realtà che unisce allevamento bovino da latte, viticoltura e frutticoltura, con conferimenti a Latte Trento, alla Federazione Allevatori e alla Cantina di Toblino. “Sono nata e cresciuta in questo mondo – ha raccontato – e non mi vedo altrove. È un lavoro faticoso, ma la cooperazione è una garanzia per guardare avanti, soprattutto per i giovani che spesso si trovano frenati da burocrazia e incertezze di mercato”.
Gabriele Barichello, responsabile dell’Ufficio Legale della Federazione Trentina della Cooperazione, ha evidenziato la solidità di un sistema che genera ogni anno 1,3 miliardi di euro di valore della produzione e che mantiene una mutualità media del 94%: la quasi totalità dei prodotti conferiti proviene dai soci. “Il legame tra cooperazione e territorio è inscindibile – ha spiegato –. Il futuro passa dalla capacità di rendere sostenibile l’attività agricola, creando strumenti finanziari, formazione e servizi a favore degli agricoltori. Così il modello cooperativo continuerà a essere un pilastro non solo economico, ma anche sociale e culturale”.
Dall’incontro è emersa con forza l’idea che la cooperazione agricola trentina non sia soltanto un sistema produttivo, ma un patrimonio che unisce generazioni, garantisce qualità e mantiene vivi territori difficili, facendone conoscere il valore ben oltre i confini provinciali.