Autonomia e Cooperazione: un nuovo patto per il futuro del Trentino

Dalla riflessione sulla revisione dello Statuto speciale alla firma del Protocollo tra Provincia e Federazione: istituzioni e mondo cooperativo uniti per affrontare insieme le sfide sociali, economiche e ambientali.

Sono due i momenti di rilievo che hanno scandito l’incontro “Autonomia e Cooperazione. Il nuovo Statuto e il futuro del Trentino” che ha aperto ieri la rassegna ‘Futuri presenti’ organizzata dalla Federazione Trentina della Cooperazione come percorso di avvicinamento alla ricorrenza del 130° anniversario dalla fondazione. Da un lato l’approfondimento sul disegno di legge di riforma costituzionale dello Statuto speciale, affidato alla professoressa Daria de Pretis; dall’altro la presentazione del nuovo protocollo programmatico tra Provincia autonoma di Trento e Federazione Trentina della Cooperazione. Un filo rosso ha unito queste due tappe: la volontà di pensare insieme il futuro del Trentino, mettendo in dialogo istituzioni e mondo cooperativo.

Lo Statuto d’Autonomia conferisce infatti alla Provincia competenze ampie e strategiche per lo sviluppo, mentre il movimento cooperativo rappresenta uno dei simboli più chiari di questa propensione collettiva all’autogoverno e alla condivisione. Il Patto che ieri si è rinnovato si pone dunque come strumento per valorizzare tale complementarità, rafforzando un modello che, da 130 anni, dimostra come autonomia e cooperazione siano due volti di un’unica scelta: quella di affidarsi alla responsabilità delle persone e delle comunità per costruire un Trentino più giusto, solidale e prospero.

Il pomeriggio di confronto è stato aperto dal presidente della Cooperazione Trentina Roberto Simoni: «Di fronte a difficoltà e a contesti che cambiano rapidamente, la cooperazione trentina sa proporre soluzioni praticabili – ha dichiarato il presidente Roberto Simoni –. Questa capacità è sempre stata la nostra forza e ha favorito lo sviluppo dell’autogestione dei territori. L’autonomia ha rappresentato un propulsore per la cooperazione, come dimostrato anche dall’approvazione del secondo statuto, che ha dato ulteriore slancio alla crescita. Oggi però ci troviamo di fronte a nuove sfide sociali, come il progressivo invecchiamento della popolazione e la denatalità, con statistiche che fanno tremare. Avremo bisogno di risposte che non possono essere affidate al solo settore pubblico, limitato per risorse e capacità organizzativa. Anche in questo campo la cooperazione trentina potrà elaborare nuove soluzioni, facendo leva anche sulle tecnologie innovative».

La revisione dello Statuto

Daria de Pretis, già Vicepresidente della Corte Costituzionale e Rettrice dell’Università di Trento, introdotta dal caporedattore della sede Rai di Trento Gianfranco Benincasa, ha offerto un approfondimento sulla riforma dello Statuto di autonomia in corso, analizzandone le implicazioni per le comunità locali e il ruolo che il movimento cooperativo potrà giocare nei decenni futuri. La sua relazione ha toccato i nodi centrali del dibattito: le peculiarità del modello autonomistico della Regione, la presenza della cooperazione nella Carta costituzionale e nello Statuto, il nuovo assetto dei rapporti tra Stato, Regione e Province, l’aggiornamento delle competenze, la ridefinizione dei rapporti finanziari, le tempistiche della riforma e le prospettive di equilibrio tra Trento e Bolzano.

La professoressa ha poi illustrato i cambiamenti più rilevanti, a partire dalla necessità di raggiungere l’intesa con le Province autonome e la Regione (mentre in passato era sufficiente il parere), fino all’introduzione delle norme attuative pattizie, definite «uno strumento eccezionale di rafforzamento dell’autonomia». Ha ricordato inoltre la clausola che tutela i livelli di autonomia già acquisiti e la rinnovata chiarezza sulle competenze, dopo che la riforma costituzionale del 2001 aveva di fatto eroso quelle delegate a Province e Regione. Tra le novità figura la nuova competenza in materia di “ambiente ed ecosistema di interesse provinciale”, che comprende anche la gestione della fauna selvatica, tema di grande attualità per il Trentino. Altre competenze riguardano il commercio e il governo del territorio, che si aggiungono a edilizia urbanistica e piani regolatori. Non cambia invece il ruolo della Regione – «un’ottima notizia – ha sottolineato la professoressa – perché è garante dell’equilibrio» – né quello del rapporto finanziario tra Stato e Regione, quindi il delicato tema delle risorse.

La tavola rotonda

È seguita poi la tavola rotonda “Autonomia e Cooperazione, una visione comune per il futuro del Trentino”, che ha visto confrontarsi Achille Spinelli, vicepresidente della Provincia autonoma di Trento, Claudio Soini, presidente del Consiglio provinciale, Francesco Valduga, garante dell’Assemblea delle Minoranze, e Roberto Simoni, presidente della Cooperazione Trentina.

Il dialogo si è concentrato su come autonomia e cooperazione possano continuare a camminare insieme, affrontando questioni istituzionali ma anche casi concreti come il Progettone, i servizi sociali e il ruolo delle comunità.

«La cooperazione – le parole del vicepresidente della Provincia autonoma di Trento, Achille Spinelli – rappresenta una componente strutturale del nostro modello di sviluppo, capace di unire inclusione sociale, presidio del territorio e crescita economica. Il protocollo rafforza il dialogo Provincia-Federazione e ci consente di attrezzarci al meglio per le nuove sfide sociali, ambientali e tecnologiche, valorizzando il ruolo delle imprese cooperative in tutti i settori. Il Trentino è chiamato a innovare, a saper intercettare e anticipare i cambiamenti. Lo abbiamo dimostrato con la riforma del Progettone, che coniuga sostegno lavorativo e cura del territorio, lo dobbiamo dimostrare ad esempio sul tema della competitività e dell’approccio vincente verso le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale. L’intesa è uno strumento che facilita il lavoro condiviso verso gli obiettivi positivi per la comunità».

Il presidente del consiglio provinciale Claudio Soini ha spiegato anzitutto i fattori che hanno favorito un parere favorevole con 33 sí e 1 astenuto da parte del Consiglio provinciale sul testo Calderoli di riforma statutaria, ovvero la condivisione trasversale sui limiti di competenza da colmare, il perimetro circoscritto della riforma, l’azione condivisa con la Provincia autonoma di Bolzano, l’invio a Roma di una serie di osservazioni al testo per esprimere gli auspici dell’assemblea legislativa provinciale.

Dal garante delle minoranze consiliari Francesco Valduga l’auspicio affinché il meccanismo dell’intesa Stato-Provincia possa essere in futuro reso più solido e che si trovi la volontà politica e l’apertura alla collaborazione per mettere mano a una riforma profonda, a un Terzo statuto scritto a partire da Trento, con un respiro euroregionale, capace di tenere conto del livello istituzionale europeo, sempre più rilevante.

«Oggi la cooperazione deve avere il coraggio di affrontare sfide importanti e complesse – ha sottolineato Simoni –. Serve una forte accelerazione, talvolta anche qualche discontinuità, per aprirsi a nuovi ambiti come il turismo e per valorizzare strumenti innovativi come le Comunità Energetiche Rinnovabili o le cooperative di comunità. È fondamentale avere il coraggio di coinvolgere i giovani e, al tempo stesso, saper fare sistema, rafforzando i progetti intercooperativi e mettendo a fattor comune le risorse di diversi settori, dal credito al sociale».

Il nuovo Protocollo Provincia–Federazione

Il cuore operativo dell’incontro è stato la presentazione del Protocollo di intesa 2025 tra Provincia autonoma di Trento e Federazione, illustrato da Alessandro Ceschi, direttore generale della Federazione, e Luca Comper, dirigente generale della Provincia.

«Questo protocollo è molto importante – ha detto l’assessore provinciale alla Cooperazione Mario Tonina –, perché consente non solo di proseguire nel solco delle intese siglate negli anni scorsi, ma soprattutto di rinsaldare il rapporto con il mondo della Cooperazione, in occasione dei 130 anni, guardando ai nuovi bisogni che emergono. La collaborazione, infatti, acquisisce ancora maggiore valore, proprio perché oggi ci sono temi sui quali Provincia e Federazione possono trovarsi in sintonia dando allo stesso tempo risposte ai cittadini e al territorio. Per contribuire assieme a garantire prospettive, futuro e speranza a tutta la comunità trentina».

Il documento individua 22 linee di collaborazione strategica che aggiornano e rilanciano il patto istituzionale già sperimentato negli anni scorsi. Comper ha posto particolare attenzione alle parti dedicate al welfare territoriale, che mette in rete risorse pubbliche e cooperative in ambiti come la prevenzione, il sostegno ai giovani in difficoltà, la disabilità e l’integrazione sociosanitaria con l’assistenza. L’obiettivo è sviluppare progetti che superino la logica meramente prestazionale per abbracciare un approccio più ampio e complessivo alla presa in carico delle persone.

Ceschi si è invece concentrato su due aree chiave: da un lato la produzione idroelettrica, con l’opportunità storica di restituire ai territori la gestione di una risorsa preziosa come l’acqua; dall’altro l’economia sociale, intesa come leva per favorire occupazione inclusiva, reinserimento lavorativo, resilienza delle comunità, coesione territoriale e rigenerazione del bene comune.

Tra i contenuti principali del Protocollo:

Welfare e inclusione sociale: il protocollo pone un’attenzione prioritaria al welfare territoriale trentino, con azioni che spaziano dalla promozione della vita attiva degli anziani alla teleassistenza e alla telemedicina, fino al sostegno al disagio giovanile. Provincia e Federazione intendono sperimentare la riforma della disabilità e consolidare il modello del Social Prescribing, destinando risorse per i Neet e coinvolgendo le cooperative sociali come partner strategici. Viene inoltre condiviso l’impegno a valutare l’esenzione dall’Imis per le cooperative sociali e rilanciato il ruolo della co-programmazione con il Terzo Settore.

Agricoltura e tutela del territorio: la cooperazione agricola è riconosciuta come leva essenziale non solo per l’economia, ma anche per la salvaguardia del paesaggio e della sicurezza idrogeologica. Tra le azioni previste: sostegno agli investimenti ambientali, promozione degli alpeggi, rafforzamento delle difese attive delle colture contro eventi climatici estremi, nuovi strumenti finanziari per le imprese e percorsi di inserimento per le maestranze stagionali. Si prevede anche di rafforzare la promozione dei prodotti locali e di sostenere le aziende colpite da dazi e crisi di mercato.

Energia e ambiente: il documento affronta il tema dell’energia idroelettrica e delle concessioni in scadenza, con l’impegno a valorizzare piccole e medie derivazioni a beneficio delle comunità locali, attraverso consorzi elettrici, comunità energetiche e nuove forme di cooperazione.

Servizi di prossimità: vengono confermate le risorse e l’impegno a sostegno dell’impegno del movimento cooperativo a mantenere presidi fondamentali nelle valli e nei piccoli centri, contrastando lo spopolamento e garantendo accessibilità. Importante anche il riconoscimento del valore strategico degli sportelli delle Casse Rurali, che rimangono aperti dove gli altri istituti bancari non hanno alcun interesse a mantenere le proprie filiali.

Educazione e giovani: si promuove la cooperazione nelle scuole e nelle università, si rilanciano i percorsi di alternanza scuola-lavoro nelle cooperative e si sostiene l’educazione finanziaria come competenza diffusa.

Innovazione e futuro: il protocollo affronta temi cruciali come l’uso etico dell’intelligenza artificiale, le politiche per l’abitazione, il sostegno al workers buyout, la semplificazione burocratica e la valorizzazione della ricerca.

Parità e inclusione: si rafforzano le azioni contro la violenza sulle donne, anche attraverso la rete della cooperazione e il progetto Etika.

Autore: Dirce Pradella