Alleanze territoriali e rigenerazione comunitaria per lo sviluppo dei territori
Promosso da Fiemme PER ed EURICSE, con il sostegno della Fondazione Caritro, l’Incontro si è confermato come uno spazio nazionale di confronto, apprendimento e costruzione di alleanze tra chi lavora per generare sviluppo sociale ed economico nei territori. Particolarmente partecipato l’incontro serale aperto al pubblico al Palafiemme, dedicato al valore dei luoghi e alla rigenerazione comunitaria. Ospiti della serata Don Antonio Loffredo ed Elena Granata, che hanno offerto due prospettive complementari sul ruolo delle persone e delle comunità nei processi di cambiamento. Don Antonio Loffredo ha raccontato l’esperienza di rigenerazione del Rione Sanità di Napoli, mentre Elena Granata ha sottolineato come le comunità si costruiscano nel tempo attraverso relazioni, cura e responsabilità condivisa. L’ampia partecipazione ha confermato l’interesse e la rilevanza dei temi proposti, rafforzando il ruolo dell’Incontro come punto di riferimento nazionale per chi lavora sullo sviluppo dei territori.
Dopo l’esordio del 2024, l’edizione 2025 è stata dedicata al tema “Le alleanze territoriali per la nascita e l’accompagnamento delle Comunità Intraprendenti”, con un focus sulle strategie collaborative tra comunità, istituzioni pubbliche, imprese e filantropia per rispondere in modo condiviso alle sfide socio-economiche dei territori. L’Incontro ha confermato il suo doppio orientamento: raccontare le esperienze che stanno emergendo in tutta Italia e, allo stesso tempo, offrire alle Comunità Intraprendenti un luogo di confronto e apprendimento reciproco, per sviluppare nuove idee e rafforzare le relazioni tra i protagonisti del cambiamento. Un sentito ringraziamento va a tutti gli ospiti e a coloro che hanno reso possibile l’iniziativa, così come ai facilitatori di Ufficio Svolta e allo staff di EURICSE, che hanno accompagnato e animato i tavoli di lavoro, creando uno spazio aperto e partecipato in cui le storie si sono intrecciate e ciascuno ha potuto trovare nuove prospettive e strumenti per diventare parte attiva del cambiamento.
Governance territoriale e ruolo delle istituzioni
Dopo i saluti istituzionali giovedì mattina, i lavori si sono aperti con il primo panel dedicato alla Governance territoriale, focalizzato sulle alleanze con il settore pubblico per la valorizzazione e la gestione condivisa di spazi e risorse comuni. Il dialogo, coordinato da Gianluca Salvatori, Segretario generale di Euricse, ha messo al centro la crisi delle forme tradizionali di partecipazione e la necessità di rigenerare le comunità attraverso nuovi strumenti di corresponsabilità, coprogettazione e coprogrammazione, chiamando in causa anche il ruolo delle istituzioni. Giulia Casonato (Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Trento) ha sottolineato l’importanza, per le amministrazioni pubbliche, di scommettere sul desiderio delle persone di sentirsi parte attiva di una comunità, valorizzando strumenti come i patti di collaborazione e le assemblee deliberative, anche in risposta a bisogni di cura complessi e a nuove fragilità sociali. Gaetano Giunta (Fondazione di Comunità di Messina) ha portato l’esperienza delle fondazioni di comunità come vere e proprie “comunità di intenzioni”, capaci di finanziare strategie territoriali trasformative, contrastare disuguaglianze e crisi climatica e sperimentare modelli economici basati su redistribuzione, innovazione e coesione sociale. Stefania Paolazzi (esperta di innovazione nella pubblica innovazione) ha evidenziato come partecipazione, civismo e innovazione pubblica possano accompagnare grandi trasformazioni urbane e tecnologiche attraverso l’apertura dei processi decisionali, l’educazione civica, l’uso dei dati e la creazione di spazi di autodeterminazione come le assemblee civiche. Il confronto ha messo in luce collaborazione, partecipazione e responsabilità condivisa come leve fondamentali per costruire comunità più solide, aprendo una riflessione sull’equilibrio tra pubblico e mercato e sul valore di modelli imprenditoriali leggeri e inclusivi nella rigenerazione dei territori. In questo quadro si inseriscono gli interventi ispirazionali illustrati da Pasquale Bonasora (Labsus), come i Patti di collaborazione, che mostrano come cittadini, enti locali e associazioni possano co-progettare e gestire spazi pubblici, rafforzando la fiducia reciproca e il senso di appartenenza al proprio territorio. Allo stesso modo, i modelli presentati da Matteo Bartolomeo (Avanzi – AI Impact ) evidenziano come imprese a basso capitale, orientate all’impatto e supportate da strumenti di valutazione sociale, siano in grado di generare occupazione, innovazione, anche nell’assistenza e nella cura del territorio intesa come rigenerazione urbana.
Cura comunitaria e alleanze con le imprese
Il secondo panel si è concentrato sul tema della cura comunitaria attraverso le collaborazioni tra imprese profit e Comunità Intraprendenti per lo sviluppo di servizi innovativi e sostenibili nei territori. Nel suo intervento, Mauro Gilmozzi ha evidenziato il valore strategico della scelta di restare e investire nei territori periferici, trasformando fattori critici – come casa, mobilità e servizi – in elementi di competitività. L’esperienza della Val di Fiemme mostra come una fondazione di imprenditori possa farsi carico di bisogni collettivi, dalla produzione e consumo di energia attraverso le comunità energetiche al welfare locale, rafforzando il legame tra impresa, cultura e comunità. Stefano Felicetti (Pastificio Felicetti) ha sottolineato l’importanza di fare rete tra imprese e attori locali, attivando esempi virtuosi capaci di migliorare la qualità della vita e rafforzare il rapporto fiduciario con la comunità, affrontando al contempo la sfida del cofinanziamento e della sostenibilità senza rinunciare all’autonomia. Valeria De Tommaso (Percorsi di Secondo Welfare) ha richiamato la necessità di aggregare risorse a livello territoriale per costruire massa critica e alleanze strategiche, sottolineando come il Secondo welfare possa funzionare solo in integrazione con il welfare pubblico, all’interno di modelli olistici in cui il settore pubblico agisce da catalizzatore di investimenti sociali. Dopo il confronto in plenaria, i partecipanti hanno lavorato in tavoli tematici, condividendo idee e proposte poi restituite collettivamente. La sessione si è conclusa con i contributi ispirazionali di Andrea Marchesini Reggiani (Laboratorio Cartiera, Lai-momo Cooperativa Sociale) e Fabio Arigoni (Cooperativa Sociale Six). Il primo, ha illustrato come strutturare modelli imprenditoriali capaci di coniugare valore sociale e sostenibilità economica, approfondendo approcci e strumenti utili a garantire nel lungo periodo la solidità di progetti a impatto sociale e territoriale. Il secondo, invece, ha approfondito il tema delle partnership strategiche tra profit e non profit, evidenziando come la collaborazione tra imprese e realtà del terzo settore possa generare valore condiviso e favorire processi di innovazione sociale e sviluppo locale.
Filantropia territoriale e sostenibilità economica
Il terzo e ultimo panel è stato dedicato alla filantropia territoriale e al suo ruolo nella sostenibilità economica delle Comunità Intraprendenti. Intesa come una pratica profondamente radicata nei contesti locali, la filantropia territoriale si fonda sulla capacità degli attori locali e dei cittadini di mobilitare risorse economiche, relazionali e conoscitive per rispondere a bisogni collettivi e sostenere nel tempo organizzazioni e progetti di comunità. Il confronto ha posto al centro il valore della collaborazione tra organizzazioni e cittadinanza, non solo in termini di finanziamento, ma come leva per rafforzare legami, responsabilità condivise e visioni comuni di sviluppo locale. A partire da alcune domande guida – sul ruolo che la filantropia territoriale svolge nelle diverse comunità di riferimento e sugli strumenti economico-finanziari presenti nei territori – il panel ha stimolato una riflessione sulle pratiche esistenti e sulle potenzialità ancora da attivare per accompagnare in modo duraturo la crescita delle Comunità Intraprendenti. Il dialogo, coordinato da Anita Penati (Fondazione Caritro), con Giorgio Righetti (Acri) e Carola Carazzone (Assifero), ha offerto una lettura condivisa dei modelli di filantropia e finanza territoriale, evidenziando come la sostenibilità non si esaurisca nel finanziamento, ma richieda capacità di lettura dei contesti, consapevolezza dei bisogni e dei punti di forza locali e costruzione di alleanze stabili tra pubblico, privato e cittadinanza attiva. Nel dibattito è emersa con forza l’idea della filantropia come “arcipelago”: non isole separate, ma reti connesse che costruiscono sostenibilità economica attraverso fiducia, valori condivisi e visioni comuni. Le fondazioni, in particolare, possono svolgere un ruolo abilitante grazie alla loro flessibilità, alla capacità di assumere il rischio dell’innovazione sociale e di sostenere processi di accompagnamento e crescita nel tempo, secondo approcci di trust-based philanthropy. Gli interventi ispirazionali di Paolo Dell’Oro (Fondazione Comunitaria del Lecchese, la prima fondazione di comunità nata in Italia) e Renato Quaglia (Fondazione FOQUS, fondazione che opera nei Quartieri Spagnoli di Napoli) hanno reso concreti questi temi, mostrando come filantropia territoriale, fundraising comunitario e attivismo civico possano diventare motori di rigenerazione sociale.
Il Secondo Incontro nazionale delle Comunità Intraprendenti si chiude così con un patrimonio condiviso di riflessioni, strumenti ed esperienze, e con la consapevolezza che le alleanze territoriali rappresentano una leva fondamentale per costruire comunità generative, inclusive e capaci di futuro.
Luoghi, relazioni e fiducia
«Oggi servono adulti capaci di stare accanto ai giovani e dire loro che il futuro non si eredita: si costruisce, con il coraggio di fare ciò che non è mai stato fatto».
Questa affermazione ha attraversato come un filo rosso l’incontro serale aperto al pubblico che si è svolto giovedì 11 dicembre al Palafiemme di Cavalese, nell’ambito del 2° Incontro Nazionale delle Comunità Intraprendenti.
La serata, dal titolo Rigenerare luoghi e comunità: le alleanze territoriali per lo sviluppo locale, ha posto al centro il valore dei luoghi come spazi di identità, relazione e possibilità, e il significato profondo della rigenerazione comunitaria, intesa come processo continuativo fondato su fiducia, cura e responsabilità condivisa. Il Palafiemme, gremito e partecipe, ha restituito la misura dell’interesse e dell’urgenza di questi temi. Ospiti della serata Don Antonio Loffredo ed Elena Granata, due voci diverse e complementari che hanno accompagnato il pubblico in un viaggio che parte dai luoghi e arriva alle persone, mostrando come il cambiamento nasca dall’alleanza tra visione, comunità e impegno quotidiano.
Don Antonio Loffredo, protagonista della rinascita del Rione Sanità di Napoli, ha raccontato un’esperienza di rigenerazione comunitaria che prende forma dalla cultura come leva di emancipazione e futuro. Arrivato oltre vent’anni fa in un quartiere segnato da camorra e mancanza di opportunità, ha scelto di rivolgersi ai giovani, riconoscendo in loro una capacità ancora viva di innamorarsi dell’arte, della musica e del teatro. Da questo sguardo è nata un’avventura collettiva che ha trasformato la reputazione del quartiere e acceso un forte senso identitario, fino alla nascita, nel 2006, della cooperativa La Paranza, oggi modello nazionale di rigenerazione comunitaria e opportunità lavorativa per decine di giovani. «La rigenerazione passa da ciò che emoziona», ha ricordato Loffredo, sottolineando come cultura, gratuità e bellezza attivino responsabilità, libertà e legami nuovi, diventando una vera e propria diplomazia capace di aprire possibilità e futuro.
Accanto a questa testimonianza, Elena Granata, urbanista e docente al Politecnico di Milano, ha offerto uno sguardo ampio sull’urbanistica civile e sulle trasformazioni in atto nelle città e nei territori. Nei suoi interventi ha evidenziato come il modello urbano che ha funzionato per secoli sia oggi in crisi, stretto tra capacità di attrarre e capacità di accogliere, tra turismo e diritto alla “restanza”. «Comunità non si nasce, si diventa», ha ricordato, invitando a ripensare i luoghi come spazi pubblici, inclusivi e umani, da restituire anche alla gratuità, perché i giovani non crescano pensando che la bellezza sia accessibile solo a pagamento. Le due testimonianze hanno restituito un messaggio comune e potente: la rinascita sociale risiede nella cultura e prende forma solo attraverso alleanze territoriali capaci di tenere insieme visione, studio, coraggio e convergenza di intenti. È nella cura quotidiana dei luoghi, delle relazioni e della fiducia che le comunità ritrovano la forza di generare sviluppo, dignità e futuro.
L’evento si può rivedere a questo link: https://youtu.be/cjp5vGT34A4?si=bdXjcPBnZn5wrp2k