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Creare, associarsi, fare squadra

Fondare una cooperativa significa creare un’attività orientata alle persone e al territorio. Cooperazione Trentina è al fianco di chi vuole creare una nuova cooperativa, e supporta quelle che decidono di associarsi.

 

Il supporto di Cooperazione Trentina

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Vantaggio 2

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Vantaggio 3

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Vantaggio 4

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Una cooperativa singola è più forte insieme a Cooperazione: scopri i vantaggi, i servizi dedicati e le opportunità che solo una rete di imprese collaborative sa assicurare.

Domande frequenti

Se pensiamo al contesto italiano di oggi, le circa 70.000 imprese cooperative costituiscono di fatto un’alternativa al mercato capitalistico. Le imprese speculatrici hanno come obiettivo finale quello di appropriarsi del profitto, di creare maggior valore possibile per poi prenderselo, mentre le imprese cooperative nascono con lo scopo di soddisfare i bisogni dei soci: per dare credito e beni alimentari a chi ne fa richiesta, per fornire occasioni di lavoro a chi ne ha bisogno e per dare servizi di cura alle persone che ne necessitano. Quindi è vero che le imprese cooperative sono in termini assoluti un numero tutto sommato contenuto dell’intero panorama imprenditoriale, ma è anche vero che quelle imprese operano in settori-chiave ed arrivano molto spesso direttamente al consumatore finale, all’utente finale. E questo fa dell’impresa cooperativa una forza straordinaria.
Il proprietario della cooperativa sono i soci ed è una proprietà diffusa perché, in funzione del numero dei soci, la pro-quota, la proprietà si distribuisce. Questo tema introduce una questione sulla quale si dibatte da tanto tempo, ovvero il tema del ristorno. Il socio della cooperativa è anche proprietario della cooperativa ma non ha vantaggi economici dal fatto di essere proprietario; quindi è come se fosse proprietario di un pezzetto di capitale che è la cooperativa stessa ma non ha un ristorno economico. Una cooperativa infatti può generare un avanzo di esercizio positivo, quello che nelle imprese normali si chiama utile. Nelle società per azioni questo utile può essere distribuito sotto forma di dividendi. Ci si domanda quindi perché non potrebbe essere distribuito anche ai soci sotto forma di ristorno. Questo è il quesito intorno al quale si sta ragionando. Naturalmente ci sono vantaggi e svantaggi, perché dentro una cooperativa lavorano sia soci dipendenti che dipendenti che non sono soci e che concorrono tutti alla costruzione di questo avanzo. Perciò chi avrebbe il diritto di beneficiarne? Soltanto il socio? Si tratta di un tema molto complicato e molto aperto ma sicuramente interessante.

Innanzitutto si tratta di una decisione di ordine personale e legata alla visione del mondo di ciascuno di noi. Questo perché decidere di entrare in una cooperativa vuol dire avere chiaro in testa che non si entra per avere un profitto ma per scambiare competenze, per percorrere insieme una strada di mutuo e reciproco aiuto. Significa condividere una visione di bene comune calato negli obiettivi della singola cooperativa, che può essere una cooperativa agricola, piuttosto che una cooperativa sociale, piuttosto che una cooperativa di consumo. In ogni caso l’idea centrale è il raggiungimento di un benessere che sarà poi condiviso; quindi è richiesta la disponibilità anche a non tenere una stretta contabilità di quanto ciascun socio fa ma dell’insieme del lavoro fatto per il raggiungimento dell’obiettivo.

E’ piuttosto facile diventare soci di una cooperativa o per lo meno decidere di diventare socio di una cooperativa. Basta inoltrare una domanda al Consiglio di amministrazione della cooperativa che valuterà e deciderà in che misura il profilo e le intenzioni della persona sono coerenti con quello che è lo scopo della cooperativa.

Va detto inoltre che ci sono vari tipi di socio. Quando si decide quindi di diventare socio di una cooperativa, bisogna anche specificare se il proprio apporto sarà in termini di sostegno economico alla cooperativa, quindi un socio sostenitore, piuttosto che un socio lavoratore, un socio volontario o un socio fruitore. Una volta identificata la categoria alla quale si ritiene di essere più adatti a diventare soci, si tratta di un processo abbastanza semplice dal punto di vista formale.

Il primo dovere di un socio è partecipare alle assemblee. L’assemblea annuale è un momento molto importante per la cooperativa perché, al di là degli adempimenti formali come ad esempio l’approvazione del bilancio, è il momento nel quale si rende conto dell’attività della cooperativa e quindi anche dei progetti che sono stati realizzati e di quelli che si intendono realizzare.

Il secondo dovere è quello di avere sempre come obiettivo principale il raggiungimento del bene comune. Questo non è sempre facile nel day by day perché significa anche tarare il proprio lavoro in funzione sì del raggiungimento del benessere comune, ma anche dell’obiettivo specifico.

Per quanto concerne i diritti, far parte di una cooperativa è già un grande diritto. Importante poi, in particolare al giorno d’oggi, avere il diritto di voto. Infine c’è il diritto ad avere un eventuale ristorno.

A tutti conviene lavorare in una cooperativa; sia a persone che hanno competenze, profili e vivono il lavoro in piena normalità ma anche a persone che portano invece qualche handicap e che in un’impresa che opera sul mercato farebbero molta difficoltà a trovare una collocazione. La cooperazione invece accoglie anche questo tipo di lavoratore; non solo lo accoglie ma si fa carico anche della sua acquisizione di competenze e garantisce una supervisione. Non va dimenticato infatti che comunque la cooperativa deve rispondere ai principi della competitività, deve avere i suoi punti di forza, deve vincere sul mercato dovendosi confrontare con imprese che hanno obiettivi completamente diversi. Si può quindi affermare che il mondo cooperativo costituisce una grande opportunità anche per la collocazione di persone che non hanno pienamente a disposizione tutte le loro capacità fisiche o a volte anche psichiche.

Quando parliamo di lavoratori, dobbiamo poi ricordarci della figura del socio lavoratore. Egli è contemporaneamente colui  che svolge un compito assegnato all’interno di un organigramma ben preciso ma anche colui che è parte della cooperativa e che con il suo lavoro cerca di raggiungere il meglio, sempre attento ai principi di reciprocità e di mutuo aiuto che sono la caratteristica base delle cooperative. Questi principi non si ritrovano necessariamente in altri tipi di imprese, dove la cosa importante è adempiere pienamente alla mansione che è stata assegnata all’interno della gestione delle risorse in una visione abbastanza individualistica e non di sistema di lavoratori nel loro insieme.

Esiste un’idea diffusa che le cooperative abbiano grandi vantaggi fiscali, anche se nella realtà ciò non è vero. Dobbiamo distinguere tra due tipologie di vantaggi: quelli che valgono per tutte le cooperative e quelli che riguardano singole tipologie di cooperative.

Nel primo gruppo c’è una sola tipologia di vantaggio, peraltro differenziata a seconda delle cooperative, e riguarda l’esenzione dall’IRPEG per gli utili non distribuiti. Va però precisato che fino al 2003 tutte le cooperative erano totalmente esenti da IRPEG sugli utili non distribuiti cioè portati a riserva e quindi portati a far parte del patrimonio della cooperativa. Dal 2003, invece, c’è una tassazione differenziata: si va da cooperative, come le cooperative sociali, dove praticamente non si paga IRPEG sugli utili portati a riserva, fino alle cooperative di consumo che hanno un’esenzione molto più limitata, che si aggira intorno alla metà degli utili portati a riserva.

Per quanto concerne invece i benefici fiscali che riguardano singole tipologie di cooperative, si può dire ad esempio che le cooperative sociali hanno l’IVA al 4% e non pagano oneri sociali sui lavoratori svantaggiati assunti. Nelle cooperative di lavoro, invece, il ristorno sui salari non è soggetto a oneri sociali. Si tratta dunque di piccoli vantaggi che sono specifici singola cooperativa per singola cooperativa.

La cosa interessante è che, poiché le cooperative distribuiscono più valore al lavoro rispetto alle imprese di capitali e in particolare rispetto alle S.P.A., la conclusione è che, se noi guardiamo non tanto ai singoli benefici fiscali ma all’ammontare di imposte complessive pagate rispetto al valore della produzione, le cooperative pagano più tasse delle S.P.A.